sabato 12 gennaio 2008

Traslochi Parte (5)


Arrivò a casa sua una sera di Novembre con un taxi, carica di buste della spesa e in equilibrio sui tacchi alti.
“Voglio che cucini per me.”. Lo ripeteva da settimane.
Nella sua timidezza, quel ragazzo si era rivelato piuttosto ostinato. Si meritava almeno una opportunità, o un risotto ai funghi, che poi era la stessa cosa, pensava.
Entrò e posò un po' maldestramente le buste sul tavolo della cucina. Una mela verde rotolò prima fuori dalla busta e poi sul pavimento, ma nessuno dei due si prese la briga di raccoglierla. Lui era troppo concentrato a guardarla come se fosse il primo premio della lotteria. E lei troppo concentrata a dimostrare che questo non la metteva minimamente in imbarazzo.
La sua casa le piacque subito, pensò che era grande, pulita, con un'aria da loft newyorkese, solo molto meno pretenzioso. Qualche suo quadro alle pareti.
A differenza di molte altre altre case, era piena di luce anche se era sera.
Forse era perché di notte, dalle due immense finestre in fondo alla stanza, si vedeva la stazione dei treni brillare di una luce blu. Placida, indifferente e metropolitana.
O forse, semplicemente, il merito ce l'aveva il sogno che aveva fatto qualche giorno prima. Aveva sognato una casa inondata di sole e un abbraccio di lana con quel ragazzo silenzioso e serio che le aveva appena aperto la porta della sua casa.
Praticamente si innamorò di lui in sogno ed era a questo amore che aveva ceduto prima ancora che alla cocciutaggine dei suoi inviti a cena.
L'unica cosa che fece da sola fu aprire una bottiglia di vino bianco, il resto lo fecero e continuarono a farlo insieme.

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