mercoledì 10 ottobre 2007

Aspirina




Pilar arriva tutte le mattine al lavoro e non sa perché. O meglio. Non sa perché resiste al disordine della sua scrivania e della sua vita, ma lo fa.

Arriva sempre alla stessa ora, anche se non arriva mai in orario. Più che tranquilla è mansueta. E questo la rende invincibile. È sopravvissuta al fallimento del suo parrucchiere per cani, e alla fine della storia con l’uomo della sua vita.

Deve fare le stesse cose ogni giorno, e continua a chiedere come si fa.

Perde di tutto e si perde in un bicchiere di aspirina.

Se la cava abbastanza bene con l’inglese, ha studiato a Boston, ma ogni volta che deve scrivere una mail chiama una delle colleghe “buone” per farsi aiutare. E non è detto che il quel momento qualcuno voglia darle una mano. Tanto per cambiare.

Perché i suoi colleghi si dividono in due categorie: alcuni la trattano semplicemente come se fosse stupida. E questi sarebbero i “cattivi”. Altri la elogiano perché è la più buona ,– dicono – è la migliore, e le mancano di rispetto nello stesso modo.

Ma tanto Pilar elimina i veleni come elimina il cibo. Ha una borsa grande che pesa come una valigia, piena di lassativi e diuretici, e l’unica cosa che le interessa è “bruciare grassi” in palestra.

Il suo frigo naturalmente, se fosse per lei, sarebbe vuoto.

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